Hell's GdR - master of role

Posts written by caskey

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    Perfetto!! *^* Che bellina la nuova icon di Dorothea :wub:



    Bastian Köhler
    9FCt0VX
    Mi auguravo che quando ci fossimo avvicinati a Tegel e quindi quando Dorothea avesse intuito quale fossero le mie intenzioni ne sarebbe stata soddisfatta. Speravo che le piacesse quella mia idea e che condividesse il mio desiderio di tornare sulle sponde del lago e di concederci una passeggiata in quel luogo meraviglioso.
    Lasciai che le mie labbra si distendessero in un sorriso divertito udendo la risposta scherzosa di Dorothea alla mia domanda circa la sua fiducia nei miei confronti. Non volevo dare a quelle parole un significato diverso da quello che avevano, ma era stato bello sentirle dire che si fidava di me.
    Raggiunta la mia vettura, Dorothea ipotizzò che avremmo raggiunto un luogo lontano, o, quanto meno, difficilmente raggiungibile a piedi. Non risposi al suo commento, volendo lasciare la nostra meta ancora avvolta dal mistero. Nel corso della nostra conoscenza avevo avuto modo di comprendere che Dorothea fosse una donna molto arguta e credevo che il minimo indizio avrebbe potuto portarla a trarre le giuste conclusioni. Mi concessi, comunque, un accenno di risata, contenuta.
    «Non ti dirò niente: dovrai solo attendere» risposi comunicandole quelle che erano le mie intenzioni: non mi sarei lasciato corrompere, parlando sempre in senso giocoso, naturalmente, e non le avrei dato modo di ipotizzare quale fosse la mia idea.
    Aprii lo sportello dal lato del passeggero per consentire a Dorothea di accomodarsi, dopodiché aggirai l'automobile andando a sedermi al posto del guidatore. Non avevo dimenticato la lezione di guida di Tegel e, se Dorothea lo avesse desiderato, l'avrei lasciata guidare ancora, ma considerando l'ora (era calata la notte e anche se Berlino era illuminata, non appena ci saremmo lasciati alle spalle la città l'illuminazione si sarebbe fatta via via più flebile) e il fatto che Dorothea non sapeva dove eravamo diretti, immaginai fosse d'uopo non offrirle il volante della mia auto. Non dubitavo, comunque, che ci sarebbero state altre occasioni per aggiungere ulteriori lezioni alla prima.
    Guidare di notte mi era sempre piaciuto: lo trovavo estremamente rilassante. Le tenebre escludevano dalla mia vista tutto ciò che reputavo inutile: i pedoni sui marciapiedi, le abitazioni, i negozi. C'era solo la strada. La notte creava un senso di solitudine e di intimità che bene si accompagnava alla mia indole. In realtà non avevo avuto molte occasioni per guidare di notte: prendevo servizio presto al mattino, sebbene ormai fossi un Ufficiale. Mi piaceva arrivare in anticipo in ufficio ed immergermi subito nel mio lavoro. C'era sempre qualche mansione da svolgere per il Reich. L'Impero era stato costruito così in fretta, ma altrettanto in fretta erano nati nemici dello stesso. Gli oppositori politici si sprecavano, in particolar modo tra i giovani studenti. Non ci si poteva riposare un istante, non si poteva levare lo sguardo un solo istante che immediatamente comparivano due, tre dissidenti che insudiciavano le nostre strade con volantini politici. E poi, naturalmente, c'era la caccia agli ebrei. Per quanto ci impegnassimo, per quanto provassimo a fare pulizia, sembrava che quei ratti non finissero mai. Erano ovunque e, soprattutto, si nascondevano ovunque. Nessun luogo era davvero pulito.
    Io lo sapevo bene: ero sempre stato abile nel trovare chi si nascondeva: avevo un istinto formidabile per rintracciare i fuggiaschi.
    Non sapevo come avessi sviluppato quell'istinto, perché ero sempre stato un bambino solitario e non avevo giocato con i miei coetanei a nascondino, ad esempio. Doveva trattarsi quindi di un dono naturale, elargitomi dall'Alto quando ero venuto al mondo.
    E significava che non potevo venire meno a quel dono, non potevo non onorarlo e non usarlo al meglio.
    Allontanai quei pensieri: desideravo godermi quel giro di notte, desideravo non sprecare un solo istante trascorso in compagnia di Dorothea e, soprattutto, non volevo associare a Dorothea il pensiero di quei sudici giudei.
    Avevo sentito, da amici di famiglia, che in America, da un paio di anni, le vetture della polizia erano fornite di una radio attraverso la quale potevano comunicare. Quegli amici di famiglia avevano scherzato su quell'idea, ridendo al pensiero che in un'automobile si potesse ascoltare la radio, ma a me quell'idea non sembrava poi così ridicola. Certo, avrebbe distratto dalla guida, sarebbe stato un accessorio superficiale, ma in quel momento mi sarebbe piaciuto avere una radio in macchina per poter far ascoltare a Dorothea un po' di musica.
    «Vuoi fare un gioco?» proposi. Non mi creava disturbo guidare in silenzio, ma obbligare Dorothea a cercare un modo per far breccia nella mia scarsa loquacità mi sembrava un comportamento indegno, dunque mi sforzai di aprire una nuova conversazione, qualcosa che potesse divertirla e far passare il tempo.
    «Le associazioni. Io dico una parola e tu rispondi con la prima parola che la mia ti fa venire in mente, e via discorrendo» spiegai poi. Poteva sembrare un gioco infantile, ma credevo fosse perfetto per conoscerci meglio.
    «Comincia tu».
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